L'analfabeta è un racconto autobiografico creato in origine per una rivista zurighese: Agota Kristof, nata in Ungheria nel 1935 e da lì fuggita nel 1956, parla di sé, della sua vita sradicata e del difficile rapporto con la scrittura, fin da quando, a quattro anni, leggeva tutto ciò che le capitava tra le mani.
In una sorta di registrazione sospesa, l’autrice crea un ponte tra lei giovane lettrice e noi lettori, costruendo un racconto che sfiora soltanto l'autobiografia per diventare una riflessione sul tema dell’emigrazione e delle difficoltà ad essa legate. Ripercorre le tappe che l'hanno condotta alla scrittura attraverso un apprendimento linguistico che coincide con l'accettazione della nuova vita di profuga.
La storia si segmenta in dieci capitoli, ciascuno dedicato a una fase del cammino verso l'integrazione forzata, e apre una prospettiva diversa su temi duri, multiformi e cari alla letteratura: l'infanzia, la frontiera, l'appartenenza, la memoria.
L’interprete viaggia attraverso le varie età dell’autrice, manipolando e modificando i pochi elementi di scena, simboli fondamentali all’interno dell’esecuzione. Il mondo sospeso che ci racconta la protagonista, oscilla tra la danza delirante e il gesto minimo, compresso. I capitoli del monologo diretto da Daniel Gol, delineano gradualmente un vissuto caratterizzato dall’abbandono forzato della propria terra.
Ormai ve l'abbiamo detto fino alla nausea. Solito posto, solita ora.
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